ETÀ ROMANA
Della conquista romana di Populonia si conosce assai poco dalle fonti, ma è certo che nel II secolo a.C. l’antica città etrusca fosse ormai nell’orbita politica di Roma.
Al II secolo a.C. si data l’imponente progetto di ristrutturazione urbanistica che ridisegna la zona centrale dell’acropoli.
Tre grandi templi si affacciano sullo spazio ormai perduto del foro della città; da qui una strada in basoli di pietra – inserita in un sistema ortogonale di conduce verso un monumentale terrazzamento, scandito da una facciata a arcate cieche, noto come edificio delle Logge.
La strada non ha i segni del passaggio prolungato delle ruote dei carri e la sua forte pendenza indica che probabilmente fosse percorsa solo a piedi e utilizzata in occasioni solenni come strada sacra per collegare l’area dei templi con le Logge, un edificio monumentale a carattere sacro.
La strada costeggiava una lussuosa domus, decorata con pavimenti in mosaico policromo e in cocciopesto con inserti in marmo colorato, articolata in diversi ambienti, di cui si conservano i pavimenti e parte degli alzati. La domus aveva al proprio interno una piccola terma, articolata in uno spogliatoio e in un ambiente per il bagno caldo e di vapore (caldarium), con una vasca ormai perduta, su ipocausto (pavimento rialzato, sotto cui era diretto il calore del fuoco vivo del prefurnio).
Le Logge avevano un affaccio scenografico sull’area dei templi: un ambiente decorato con stucchi e intonaci dipinti a imitare vari tipi di marmo e con il pavimento a mosaico, bordato da una fascia rossa e impreziosito da un emblèma centrale a cubi prospettici, in marmo locale. L’incredibile decorazione è stata recuperata e ricomposta; al Museo archeologico si può ammirare parte del pavimento ricomposto e l’emblèma policromo. L’ambiente non è più conservato ma dal Belvedere è ancora possibile affacciarsi dalla terrazza delle Logge, proprio come in antico.
Sulla terrazza erano diversi ambienti, tra cui un ninfeo monumentale con due ambienti ipogei e un impianto termale, in corso di scavo. Il complesso monumentale si conserva per un’altezza straordinaria e ancora è possibile vederne l’articolazione planimetrica, così come ancora integri sono la vasca di terracotta per il bagno freddo e parte dei pavimenti, a mosaico policromo e in mattoncini di terracotta disposti a spina di pesce. In una nicchia si conserva il cd. Mosaico dei Neri, straordinaria opera in mosaico policromo con busti di neri, onde e delfini correnti e motivi geometrici.
Sempre dalla terrazza delle Logge, da una delle nicchie pavimentali del ninfeo, proviene un eccezionale mosaico a tema marino con scena di Naufragio, conosciuto come il Mosaico dei Pesci visibile oggi al Museo Archeologico di Piombino: il complesso edilizio nel suo insieme costituiva probabilmente un santuario dedicato alla dea Venere.
Nella storia di Populonia, la guerra tra Mario e Silla segnò un momento decisivo: la città, schieratasi dalla parte di Mario, subì le pesanti repressioni del vincitore Silla e da quel momento il fasto architettonico e la ricchezza della città vennero meno Progressivamente Populonia, che continuò a essere abitata, perse il proprio prestigio e la propria importanza strategica: il geografo greco Strabone alla fine del I secolo a.C. parla di un’acropoli di cui restano solamente i templi e di un vivace porto e una ricca campagna.
Gli scavi sulla spiaggia del Golfo di Baratti indicano come nel corso dell’età imperiale (II-III secolo d.C.) e nella tarda antichità (IV-VI secolo d.C.) sulle rive del golfo la vita ancora ferveva intorno alla strada che doveva unire la città bassa di Populonia alla via Aurelia, situata nell’interno.
Populonia è ricordata come una città ormai morta nei versi struggenti del poeta e prefetto di Roma Rutilio Namaziano, nel poema che racconta il suo viaggio di ritorno verso la Gallia, fatto via mare tra il 415 e il 417 d.C., all’indomani del sacco di Roma del 410 d.C.