PILLOLE DI STORIA – Gli ori etruschi di Populonia
Dalle necropoli di Populonia arrivano al Museo archeologico del territorio di Populonia, a Piombino, reperti importanti: tra questi un ricchissimo corredo funebre con preziosi gioielli femminili in oro, sfuggito all’occhio dei tombaroli. Questo tesoro proviene dalla Tomba delle Oreficerie, sepoltura utilizzata per circa un secolo che merita veramente il nome che porta e che le fu attribuito quando venne riportata alla luce.
La maggior parte degli oggetti in oro appartiene alla metà del VI secolo a.C.: una coppia di grandi fermatrecce in lamina ripiegata, un cerchietto e una spiralina fermatrecce, un anello in oro e ambra e, soprattutto, alcuni veri capolavori della tecnica a granulazione e a filigrana. Si tratta di una coppia di orecchini detti “a bauletto” decorati con sottili lamine a formare rosette, due pendagli a forma di ghianda la cui superficie del cappello è stata ricoperta da migliaia di microscopiche sferettine (la tecnica del pulviscolo, perfezionamento della granulazione, che sembra essere nata nella vicina Vetulonia) e un fermaglio composto da due ghiande o forse pigne, anche in questo caso decorate con la tecnica della granulazione.
Le tecniche di lavorazione orafa degli Etruschi: granulazione, pulviscolo e filigrana
La granulazione è un’antica tecnica decorativa, tutt’oggi impiegata in oreficeria, i cui primi esempi provengono dalle tombe reali di Ur in Mesopotamia e risalgono al 2500 a. C. . Furono tuttavia proprio gli Etruschi a raggiungere le vette più alte della granulazione, toccando picchi estremi sia per quanto concerne la finezza dei grani che la complessità dei motivi decorativi. Questa tecnica di lavorazione rende le superfici metalliche opache come il velluto e consiste nell’applicazione su lamine d’oro di minuscole sfere auree, denominate grani, seguendo un disegno prestabilito più o meno complesso. Un lavoro molto lungo e di grande precisione. La saldatura delle sfere alla lamina si otteneva applicando la crisocolla (nome che gli antichi davano alla malachite) o altri minerali di rame e scaldando l’oggetto in appositi forni a circa 900°C.
Quando i grani raggiungono proporzioni microscopiche – nell’ordine di 0,1 mm di diametro – si attribuisce a questa stessa tecnica il nome di “pulviscolo”.
La tecnica della filigrana consiste invece nella lavorazione ad intreccio di sottili fili d’oro che, dopo la ritorcitura, vengono fissati su un supporto, anch’esso di materiale prezioso, in modo da creare un elegante effetto di struttura traforata.
PER LE SCUOLE!
Per saperne di più sugli ori di Populonia e sulle tecniche orafe degli Etruschi, proponiamo alle scuole il laboratorio Nella bottega dell’orefice etrusco.
Il laboratorio è pensato per scoprire l’arte dell’oreficeria etrusca ammirando prima i monili d’oro nel museo, per poi cimentarsi nella paziente arte della granulazione, componendo figure di animali fantastici o complesse geometrie, proprio come veri apprendisti di bottega.
– Il laboratorio è indicato per le scuole secondarie di 1° e 2° grado
– Tariffa: € 10,00
Per tutte le informazioni e le prenotazioni: tel. 0565 226445 – prenotazioni@parchivaldicornia.it