L’acropoli di Populonia in Val di Cornia: incredibili scoperte nelle ultime campagne di scavo
I parchi e musei della Val di Cornia sono luoghi dove ricerca, tutela, valorizzazione e formazione sul campo delle competenze specialistiche si intrecciano con una modalità che ha ispirato la nascita del sistema parchi e ne orienta le idee di sviluppo, facendo perno sulle esigenze progettuali delle diverse istituzioni ed enti operanti sul territorio.
È grazie alla costante concertazione tra Comune di Piombino, Parchi Val di Cornia S.p.A., Università e Soprintendenza che è stato possibile definire un ulteriore step di avanzamento progettuale per il Parco archeologico di Baratti e Populonia, finanziato dal Programma Operativo Regionale FESR 2014-2020 nell’ambito del più ampio “Gli Etruschi in Toscana. Le città dell’Etruria”, progetto condiviso con i Comuni di Cortona e Volterra, che ha interessato anche il museo archeologico del territorio di Piombino.
Questo finanziamento ha consentito finalmente di riavviare indagini archeologiche nell’area dell’Acropoli di Populonia che, nel corso degli ultimi anni, hanno portato a nuove incredibili scoperte.
Le campagne di scavo si sono concentrate in due aree di specifico interesse: alla base dell’edificio delle Logge, dove iniziano ad emergere poderosi resti di edifici più antichi, rispetto a quelli oggi visibili, e a monte del terrazzamento delle Logge, dove già tra 2000 e 2001 era stata individuata l’esistenza di un complesso termale.
L’edificio delle Logge
Questo edificio caratterizza da sempre il paesaggio dell’acropoli di Populonia. Si tratta di un imponente muro ad arcate che fungeva da contenimento di un’ampia terrazza, da cui si apre una spettacolare vista sul territorio, dal golfo di Baratti alla pianura interna, ai monti di Campiglia e alla costa settentrionale.
Gli scavi degli anni precedenti hanno permesso di ricostruire uno degli ambienti più lussuosi, indagando il suo crollo, completamente conservato: verso valle di uno degli ambienti superiori ne è emersa una straordinaria decorazione parietale composta di stucchi a rilievo e intonaci, che riproducevano marmi dai vivaci colori, oltre a un pavimento in mosaico, impreziosito da un riquadro centrale decorato in marmi policromi, ora esposto nel Museo del Territorio di Populonia, a Piombino.
Sono molte le novità emerse riguardo a quest’area:
- una strada che correva in direzione est-ovest alla base delle Logge, usata a più riprese per secoli, durante la vita dell’acropoli e successivamente, durante le tante fasi di smontaggio dei monumenti ormai abbandonati, che si sono susseguite tra il 1200 e il 1500;
- gli strati di cantiere relativi alla costruzione delle Logge, composti da riporti di terreno gettati a mano a mano che procedeva la costruzione del terrazzamento e, forse parallelamente, della grande strada lastricata, che collegava le varie aree dell’abitato. Dalle terre di riporto è emersa una enorme quantità di reperti di ogni tipo e in buono stato di conservazione: ceramiche, oggetti in osso, piombo, ferro e bronzo;
- un pozzetto, probabilmente connesso all’uso della strada lastricata, per garantire il deflusso o la raccolta delle acque piovane;
- un imponente muro di terrazzamento, emerso al di sotto del grande muro ad arcate delle Logge e appartenente ad una fase di urbanizzazione più antica. Una fase ancora poco conosciuta e legata alla rioccupazione dell’acropoli tra 300 e 250 a.C., ovvero nei decenni che hanno segnato la conquista romana della città.
Le terme sul Terrazzo delle Logge
Le terme rinvenute sul terrazzo delle Logge sono uno degli edifici termali più antichi e meglio conservati mai ritrovati in Etruria (odierna Toscana e alto Lazio).
L’epoca di costruzione è ancora incerta, ma è probabilmente da collocare negli anni intorno al 100 a.C.
L’edificio occupa un’area di circa 150 mq al cui interno le strutture e gli arredi si sono conservati in maniera del tutto eccezionale, consentendo di ricostruire integralmente il percorso che i frequentatori dovevano compiere all’interno dell’edificio, fra gli ambienti freddi e caldi.
In particolare, sono ben visibili la sala d’ingresso, non riscaldata, di cui si conservano integralmente il pavimento in mattoncini disposti a spina di pesce e la vasca in terracotta per il bagno freddo, incassata in un bancone di muratura e accessibile tramite un gradino.
Un piccolo ambiente annesso, di forma circolare e coperto a cupola, era riservato al bagno di sudore, in ambiente caldo o secco, una pratica igienica e salutare che anticipa l’odierna sauna.
Ritornando alla sala di ingresso, si poteva poi passare attraverso uno stretto corridoio, tuttora pavimentato in mosaico a scacchiera, in tessere bianche e verdi, per accedere alla stanza più grande, riscaldata (caldario).
Questa è caratterizzata da nicchie in parete, nelle quali gli ospiti potevano deporre gli oggetti personali e gli indumenti, prima di fare il bagno caldo nella vasca collettiva, ovvero destinata ad ospitare più persone contemporaneamente.
Per mitigare gli effetti del calore prolungato, vi era a disposizione della clientela un bacino riempito di acqua fresca, collocato in un’abside semicircolare, che si apriva su un lato della stanza.
Qui è stato ritrovato nel 2000 lo straordinario mosaico, decorato con onde marine, delfini e busti di etiopi, purtroppo subito ricoperto per mancanza di fondi che ne consentissero il restauro e la protezione.
Con il progetto “Gli Etruschi in Toscana: Le città dell’Etruria” è possibile consolidare le strutture delle terme e riprendere lo scavo in sicurezza, prevedendo anche i restauri necessari, la copertura e dunque la valorizzazione dell’edificio per una futura fruizione da parte del pubblico, nell’ambito dei percorsi di visita del parco archeologico.
Nel frattempo, è stata realizzata una copertura provvisoria, che permette di proteggere le murature, i pavimenti e gli intonaci rossi e bianchi, che ancora ricoprono le pareti, mirabilmente conservate in altezza, fino allo spicco delle volte.