In Val di Cornia il relax è una questione millenaria, Populonia docet
Già dal periodo romano troviamo nei nostri parchi della Val di Cornia le tracce di impianti termali sia privati che pubblici.
In particolare, nel Parco archeologico di Baratti e Populonia, dove sorge l’Acropoli, è stato portato alla luce e studiato, grazie a recenti campagne di scavo, quello che sembra essere uno degli edifici termali più antichi e meglio conservati mai ritrovati in Etruria (odierna Toscana e alto Lazio).
L’epoca di costruzione è ancora incerta, ma è probabilmente da collocare negli anni intorno al 100 a.C.
L’edificio occupa un’area di circa 150 mq al cui interno le strutture e gli arredi si sono conservati in maniera del tutto eccezionale, consentendo di ricostruire integralmente il percorso che i frequentatori dovevano compiere all’interno dell’edificio, fra gli ambienti freddi e caldi.
In particolare sono ben visibili la sala di ingresso, non riscaldata, di cui si conservano integralmente il pavimento in mattoncini disposti a spina di pesce e la vasca in terracotta per il bagno freddo, incassata in un bancone di muratura e accessibile tramite un gradino.
Un piccolo ambiente annesso, di forma circolare e coperto a cupola, era riservato al bagno di sudore, in ambiente caldo o secco, una pratica igienica e salutare che anticipa l’odierna sauna.
Ritornando alla sala di ingresso, si poteva poi passare attraverso uno stretto corridoio, tuttora pavimentato in mosaico a scacchiera, in tessere bianche e verdi, per accedere alla stanza più grande, riscaldata (caldario).
Questa è caratterizzata da nicchie in parete, nelle quali gli ospiti potevano deporre gli oggetti personali e gli indumenti, prima di fare il bagno caldo nella vasca collettiva, ovvero destinata ad ospitare più persone contemporaneamente.
Per mitigare gli effetti del calore prolungato, vi era a disposizione della clientela un bacino riempito di acqua fresca, collocato in un’abside semicircolare, che si apriva su un lato della stanza.